In procinto di partire per le vacanze, la nostra opinionista Gianfranca Fra ci propone il suo intervento domenicale quanto mai pertinente e ci dà appuntamento a settembre.
Al giorno d’oggi va sempre più di moda la professione di Opinionista; ne sono pieni i “parterre” di qualunque trasmissione televisiva e persino un insulso giovanotto vincitore di un reality ha annunciato che il sogno della vita sua è quello di diventare Opinionista.
La simpatica, vispa signora che aveva raccolto le proprie esperienze in un libercolo intitolato “Il bambino stimolato” al fine di attirare l’attenzione sull’infanzia ipercinetica, ha deciso di continuare la sua attività.
Nel senso di prendere uno per uno argomenti di attualità e sviscerarli, indagarli e tirarci fuori il comico e il tragico.
Come in tutte le cose della vita.
Materiale ce n’è da vendere.
Ci vuole sempre una personalità con spirito acuto.
E lei ci riprova.
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LA VILLEGGIATURA
Capita spesso di sentire le ex rampanti, ormai quasi tutte all’apice della carriera, alcune già pensionate o quasi, chiacchierare tra loro facendo progetti per le vacanze.
Lontane ormai dalla menopausa, talvolta diventate felicemente neo nonne, con mariti ancora in carriera ma per poco, oddio!
La prima cosa che viene messa in evidenza è: “Dipende da dove riusciamo a mettere la mamma (o il padre, ma le nonne sono quasi sempre più longeve…)”.
Oppure: “Dove mandate la mamma quest’anno?”.
Oppure ancora, tra fratelli: ”Che ne facciamo di mamma quest’estate?”.
Per poter fare uno straccio di vacanza in tutto relax.
Sì, perché ormai le nonne sono sempre più presenti nelle vite dei figli e nipoti e magari anche pronipoti, dati i progressi della medicina e l’allungamento della vita media.
Tenaci e vispe, le vegliarde riescono a far filare interi gruppi famigliari (una specie di donna Prassede del 2000) e a sfinire soavemente schiere di badanti.
Abituate da una vita all’antica “villeggiatura”, non si danno pace per il fatto che tante cose gli siano ormai precluse.
Una volta la villeggiatura (da villa-ae: possesso rustico, casa di campagna, podere, fattoria, cascina, tenuta – Dizionario Calonghi) significava che alla fine delle scuole, con i primi caldi (oddio, era già “emergenza” anche allora?) parecchie famiglie lasciavano le città per trasferirsi in luoghi più ameni e freschi.
C’erano le vigne della collina, le case in campagna, montagna, mare.
E poi, per chi non aveva proprietà, gli hotel (vedi Morte a Venezia) o le pensioncine.
C’erano anche le colonie, marine o montane.
Tutti via, dunque, per la lunghissima estate che si estendeva dalla metà di giugno a tutto settembre.
C’erano le “Smanie per la villeggiatura” già ai tempi di Goldoni, e anche il Gattopardo, Principe di Salina, se ne andava a Donnafugata.
In città, i mariti… e Marilyn Monroe!
Il boom economico aveva incrementato l’edilizia nei centri estivi per cui c’era anche la comodissima opportunità di affittare case o appartamenti per periodi più o meno lunghi.
Era un rito inesorabile, quello che si perpetrava nelle famiglie circa a febbraio quando la mater familias, una sera, rivolgendosi al marito diceva: ”Ha telefonato la Faure per sapere se prendiamo di nuovo la casa!”.
“Di già!”rispondeva lui, ancora preso da problemi di bilanci o inventari post natalizi.
“Sì, certo, deve fare i suoi programmi!”.
“E quanto vuole quest’anno?”.
Mai che ci fosse un anno uguale all’altro!
L’aumento era abbordabile e preso così su due piedi il marito acconsentiva.
“Bisogna mandare la caparra, ci pensi tu dalla banca?”.
Sistemato.
Al momento opportuno dunque la famigliola, spesso corredata di donna-fissa al seguito (“Se no che vacanze mi faccio io, sempre le stesse cose di casa tutti i santi giorni!”) partiva per la villeggiatura.
Tutti gli anni, da quando il primo figlio neonato manifestava di non tollerare il caldo (“Non sopporta il caldo, non vedi come mi suda! E poi non mi mangia, e dorme anche poco!”). Insostenibile!
La famiglia cresceva, cambiavano alcuni parametri, ma il concetto-base che bisognava andare in villeggiatura restava immutabile!
Per i bambini-ragazzini-ragazzi era il massimo, a loro bastava avere la compagnia, il tennis, le cacce al tesoro, le gite (o lo stabilimento balneare nel caso della casa al mare).
Anche le madamine facevano le loro passeggiatine tranquille al laghetto, magari con il lavoro al seguito, o qualche gita più impegnativa al rifugio. Ma non troppe, loro preparavano gli zaini con i panini, la carne in scatola, l’antipasto Monviso, il thermos e spedivano gli altri per poter andare a prendere il sole sul campetto.
I primi di agosto arrivava il marito, stanco e pallido e le possibilità erano: che si restasse fermi tutto il tempo della vacanza o che si partisse per un viaggetto, soli o con altre famigliole, così per vedere il mondo. O magari per la solita pensione a Spotorno. Venti giorni.
La villeggiatura finiva pochi giorni prima dell’inizio delle scuole e si riprendeva la vita di tutti i giorni: tutti belli abbronzati e ritemprati.
Con il trascorrere degli anni, con i figli che crescevano, si laureavano e si sposavano non sempre si tornava per tutta l’estate nella solita casa che, se poi non era di proprietà, veniva lasciata e ci si volgeva altrove.
Durante tutti questi anni si presentava spesso e volentieri il problema di qualche nonno o nonna da non lasciare soli in città. Niente paura: le case in questione avevano spesso una camera in più oppure si prendeva una camera nella pensione più vicina.
Problema risolto.
Ma si sa che niente può continuare all’infinito e anche i nonni poco per volta tralasciavano quel genere di vacanza per qualcosa di più tranquillo: magari la pensione era un po’ troppo affollata e rumorosa, troppo il caldo o l’altitudine poco adatta alla pressione.
Un certo anno poi, allo scadere dell’inverno, sentendo i progetti dei figli per l’estate, la nonna esclama: “E io, cosa faccio quest’estate?”. Battagliera. Pronta alla polemica.
Inizia così la ricerca di un posto per anziani, dove ci siano tutti i comfort e i nonni vengono convinti, anche se un po’ faticosamente, a trattenersi almeno un mesetto, magari due.
È pieno di ameni posti per vecchietti, peccato siano così inesorabilmente tristi.
Tutti sconosciuti i “villeggianti”, ognuno con le proprie fisime, incattiviti talvolta dall’idea di aver fatto qualcosa controvoglia, si lamentano con i figli e le figlie lontani, ormai anche loro con problemi di prostata o di osteoporosi, la sera, parlando dall’immancabile cellulare: “Qui non si sa cosa fare, capirai, con le altre madame, tutte vecchie noiose!”.
Di solito la lamentosa ha ormai in media 85-90 anni e un’energia titanica.
L’anno successivo, salute di tutti permettendo, si prova l’esperimento di una casa in mezza montagna, Langhe, Monferrato, che vada bene per tutti, dai neonati alla bisnonna.
Tacitata per un po’ dal progetto allettante, (può raccontare in giro che va a villeggiare con tutta la tribù, figlia, genero, nipote e ben tre pronipoti!) parte contenta e la vacanza trascorre abbastanza bene.
L’anno successivo, però, col cavolo che si ripete!
Ma non era andata tanto bene?
“Sì, ma io non posso rinunciare alle mie abitudini, non si riesce a fare il sonnellino alle due perché sono ancora tutti a tavola e non posso mangiare da sola prima… E poi i bambini mi stancano!”.
I figli e gli amici sono tutti più o meno accomunati dallo stesso problema e pensano, “un po’ per celia e un po’ per non morir”, che, dato che la città è piena di nonnini in questa situazione estiva, li si potrebbe “accorpare” (come si fa per le classi delle scuole), magari in un bell’alloggio con personale qualificato, per ottimizzare l’organizzazione e l’assistenza, oltre che cercare di farli “socializzare” in modo che non possano dire di non conoscere nessuno.
Qualche acciacco meno insignificante interviene l’estate successiva a tenerla un po’ calmina a casa sua in città, dove si rende conto di “Stare benissimo!” in compagnia di una delle tante servizievoli badanti che si appresta a massacrare col suo bel caratterino.
Data “l’emergenza caldo”, che però lei sembra non avvertire neppure (“Non capisco come fa la mamma, sempre col golfino!”) si sposta tra le stanze della sua bella, silenziosa casa da cui sono stati tolti, con suo sommo disappunto, i tappeti, per prevenire rovinose cadute.
La mattina nello studiolo del compianto consorte, mentre il sole è in cucina e il pomeriggio in salotto, dove c’è lo stereo e il televisore.
Pacchi di libri, tanto e’ stata operata di cataratta e legge benissimo! E poi i ferri da calza e l’uncinetto.
I figli telefonano, qualche nipote manda cartoline da paesi lontani.
“Anche quest’estate passerà”, dice acida al pallido medico della mutua che passa a misurarle la pressione e che deve ancora fare le ferie.
E per la prossima pensa di comperare due bei ventilatori.
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